La musica siamo noi


“Ogni persona dentro di sé ha una melodia, qualcosa da dire, e la vita è come la tastiera di un pianoforte: ci sono tasti bianchi e tasti neri e producono suoni differenti tra loro. Questo non significa siano migliori i tasti bianchi dei tasti neri o viceversa, perché se ci pensi anche i tasti bianchi tra loro fanno suoni diversi: alcuni sono più gravi e altri più acuti.

Ed è proprio questo il bello della vita: per fare una melodia non basta una nota, serve un accordo, un compromesso, grazie al quale si generano sinfonie. Se ci convinciamo che solo la nostra nota sia la migliore ci ritroveremo soli, perché prima o poi chi ci circonda si stuferà di sentire sempre la stessa nota e andrà in cerca di melodie diverse, consapevole del fatto che non gradirà tutte allo stesso modo e che alcune non saranno orecchiabili fin dall’inizio, ma, per qualche ragione, col tempo sa che finirà per amarle.
Non esisterà mai un pianoforte senza tutti questi tasti diversi tra loro, ma chi davvero ama la musica, come la vita, non escluderà mai per ignoranza o per principio che suoni molto diversi tra loro non possano stare bene insieme.

La musica non è solo sensazione, ma neanche solo percezione.
Essa è affettività, sentimento: per molte persone la musica rappresenta una compagna di vita, ricoprendo il ruolo di colonna sonora di momenti per noi importanti.
Essa può avere varie funzioni: rilassa, energizza, rassicura, distrae, favorisce la concentrazione anche sul lavoro, spesso è utile contro noia, stress, ansia e ci fa stare bene.
Ognuno di noi almeno una volta ha ripensato o canticchiato la musica di uno spot pubblicitario, una canzoncina dello Zecchino d’Oro o un inno di una squadra di calcio, magari storpiando le parole, o provando a ricostruirne la melodia.
Siamo circondati dalla musica, in ogni suo aspetto: rumore, bel suono e silenzio.

Già a partire dal quinto mese di gravidanza, il cervello e le orecchie del feto sono aperti a ricevere gli stimoli dal mondo esterno ed il piccolo sente tutti i suoni provenienti dal corpo della mamma e non solo.
La musica ci accompagna in tutto il nostro percorso vitale; forma e fa crescere genuinamente. Differenzia chiaramente il musicista dal non musicista nel popolo e dalla mia esperienza posso aggiungere che indirizza e fa riscoprire nella nostra interiorità le propensioni, aiutandoci a correggere i difetti.

Non è semplice iniziare a studiare uno strumento e non è un percorso tutto fatto di rose e fiori. I compagni di classe e gli amici, (non so se possono essere definiti così), spesso se ne uscivano con la frase “Ma che ci vai a fare? Ma esci con noi invece di andare alle prove. Ma ormai solo i vecchi suonano in banda.”
Non è
stato semplice continuare quest’avventura. Richiede tempo e studio a casa, e a volte ripetere la stessa battuta 10 volte può risultare noioso, ma la presenza di compagni all’interno della Junior Band con cui ridere e scherzare mi ha sempre spinto ad andare avanti, ad arrivare alla fine del brano, come si dice, nonostante le difficoltà.
Un pò come avviene nella fiction “La Compagnia del Cigno”
. I giovani protagonisti della fiction “La Compagnia del Cigno” suonano strumenti diversi nell’orchestra del conservatorio, ma all’inizio della serie ognuno di loro è solo, concentrato nel coltivare un’ambizione che sembra soprattutto individuale. È proprio il Maestro Marioni, detto “il Bastardo”, a costringerli ad esercitarsi insieme, per dare supporto a uno di loro, Matteo, che viene da Amatrice – post terremoto – e deve integrarsi nell’orchestra a metà anno. La vicinanza e l’affetto che i ragazzi iniziano a sperimentare nello stare insieme li porterà a stringere un patto d’amicizia che si chiama “Compagnia del Cigno”, in onore di Giuseppe Verdi.

Sono proprio i legami che si creano all’interno del gruppo, della Banda o dell’Orchestra, rafforzati dalla musica e dallo stare insieme per un obiettivo comune, ad aiutarti ad andare avanti, a non arrenderti, a salvarti la vita.

Mai avrei pensato, dopo 9 anni, di ritrovarmi ancora qui, con lo strumento in mano, e soprattutto mai avrei pensato che all’interno della Banda potesse crearsi un bel gruppo di amici, che attualmente si ritrova per uscire anche al di fuori delle prove settimanali e degli impegni bandistici, per una partita a bowling, una birra o un barbecue in giardino.
Ricordo con piacere un concerto particolare. Non mi ero mai divertita così tanto mentre suonavo. Tutti noi avevamo tutti voglia di lasciarci andare e avere fiducia in noi stessi, di trasformare quella paura che nasceva di fronte al pubblico in un’energia positiva, in carica, avendo l’obiettivo di sentirsi un tutt’uno con gli altri in quei precisi istanti, di trasformare quell’esperienza in qualcosa di unico che ci avesse unito ancora di più, di trovare il piacere e la gioia di suonare.

Sì, perché suonare è un piacere che coinvolge le nostre emozioni; come tutte le arti è in grado di riuscire ad esprimere, piano piano, anche le parti più nascoste della nostra personalità e per questo imparare a suonare è un’esperienza diversa dall’apprendimento delle altre materie scolastiche; di fronte alla musica non possiamo mentire.
“Suonare” e “giocare” si esprimono con lo stesso verbo in latino (ludere), in inglese (to play), in francese (jouer),
anche in spagnolo, in tedesco, in russo, in arabo e in molte altre lingue, proprio perché anche la musica come il gioco è piacevole, diverte, evoca personaggi e stati d’animo, necessita il rispetto di alcune regole e spesso non è rivolta soltanto all’individuo stesso, ma viene accolta da un pubblico.

La musica è uno strumento potentissimo. Arriva dove non arrivano le parole, dove non arrivano neanche i fatti e chi non ha mai provato ad esprimere se stesso attraverso di essa non sa cosa si perde.
Come afferma Bach “l’esecutore deve essere certo di provare le stesse emozioni che l’autore provava nel comporre”, e sono proprio le emozioni e il carattere espressivo di un brano che, se coltivate, danno energia, ci fanno sentire vivi,
ci rendono un tutt’uno con l’orchestra e ci spingono a suonare.
Tutti noi siamo artisti e tutti possediamo una grande forma di creatività basata sull’arte di fare qualcosa in modo nuovo, di disporre le cose come mai nessuno aveva fatto prima, di dare voce a ciò che prima non esisteva, di contribuire personalmente.
E la bellezza della musica è anche quella di mettere insieme tanti pezzi di un puzzle, tanti strumenti, aventi ognuno singolarmente in una partitura, una melodia ed un ritmo diversi dall’altro, per arrivare poi all’esecuzione di un brano, all’armonia, un po’ come in un giallo si mettono insieme tanti indizi per arrivare alla risoluzione del caso.

La musica induce e insegna al duro impegno dello studio e dell’esercitarsi; ma la valenza più grande consiste proprio nel dedicarsi a un’attività corale, formativa e creativa che porta tanti giovani a condividere la parola “rispetto”: per gli altri, quelli con cui impari a condividere il concetto del lavorare insieme, senza prevaricazioni, con generosità ed armonia.
La musica siamo noi!
Per dar voce a “dolci” note, in una società che queste “note” sembra averle dimenticate.”

F. S.

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